Età pre-romana

La presenza di monete nella regione aquileiese risale al IV-III sec. a.C. Sono state rinvenute monete greche, magno-greche, illiriche, italiche, celtiche e noriche. “Tale presenza è forse da mettere in relazione con il mercenariato militare che le popolazioni celtiche fecero al servizio dei dinasti ellenistici o con offerte votive fatte nei santuari agresti.” (da Bernardelli et Al., 1997).

Età romana

La fondazione di Aquileia risale al 181 a.C. quando Roma cercava un luogo importante quale punto di partenza per le spedizioni volte a sottomettere l’Istria. Quindi il Senato decise di dedurre, nei pressi del luogo dove era sorto l’oppidum, (a 12 miglia circa), una colonia di diritto latino, (i coloni non erano cittadini romani), della cui deduzione furono incaricati Publio Cornelio Scipio Nasica, Caius Flaminius, Lucius Manlius Acidinus. Furono inviati alla testa di 3000 “coloni latini” e successivamente raggiunti da altri 1500 “coloni” nel 169 a.C.;
Nel 148 a.C. fu costruita, dal Console Spurio Postumio Albino, la via Postumia che univa Genova ad Aquileia, tagliando trasversalmente l’Italia settentrionale e toccando Piacenza, Cremona, Mantova, Verona, Vicenza ed Oderzo. Il suo percorso nell’attuale Friuli coinciderebbe con il tracciato della Stradalta tra Codroipo e Palmanova. Nel 131 a.C. fu costruita, dal Pretore Annio Rufo, la via Annia che collegava Aquileia a Concordia Sagittaria, Altino, Padova, congiungendosi poi alla via Emilia che portava all’Italia centrale e a Roma.
Negli anni seguenti partirono le spedizioni militari, prima contro Taurisci e Giapidi e dopo quelle del Console M. Emilio Scauro contro i Galli Carni; Aquileia era la base logistica
Nel 90-89 a.C. Aquileia fu trasformata da colonia in municipium (acquistando la cittadinanza romana e con magistrati locali). La funzione strategico-militare e l’importanza commerciale di Aquileia determinano la necessità di collegamenti stradali che permettano a legionari e commercianti di trasferirsi con facilità in altri centri.
Mentre la cosiddetta via Julia Augusta, risale circa all’età Cesariana: da Aquileia partiva verso il nord incrociando Tricesimo, Zuglio e, attraverso il Passo Monte Croce Carnico, giungeva fino a Linz nel Norico.

L’attenzione dedicata da Diocleziano all’economia e alle questioni monetarie è testimoniata, oltre che dal famoso editto sui prezzi massimi, da una riforma monetaria importante. Nel riordinare i valori e l’aspetto delle monete d’oro, d’argento e di bronzo, che divennero rigorosamente uniformi, la nuova legge monetaria, varata nel 297, stabilì l’obbligo, per tutte le zecche dell’Impero, di contrassegnare le emissioni con le lettere iniziali delle rispettive città.
Aquileia è riconoscibile per l’iscrizione AQ nell’esergo del rovescio, seguita di solito dall’indicazione dell’officina di produzione, responsabile del prodotto. Ad Aquileia le officine furono tre, contrassegnate dalle lettere P (prima), S (seconda ) e G (terza).La città, situata sulla grande strada che congiungeva le due capitali Roma e Costantinopoli e le provincie di occidente con quelle di oriente, si trovava presso il confine tra le due grandi civiltà, in una posizione di straordinaria importanza commerciale e militare. Ne è prova la frequente coniazione di monete d’oro e d’argento, anche di grandi dimensioni, con un valore multiplo, che si producevano nelle città periferiche solo in occasione di importanti avvenimenti quali le visite imperiali, mentre avevano un carattere più continuativo e costante nelle due capitali.

In Aquileia furono coniate sia le monete d’oro e d’argento, che per antica legge romana erano appannaggio dell’Imperatore, sia quelle di metallo non nobile, la cui emissione era soggetta alle decisioni del Senato. Queste ultime vennero coniate in grandissima quantità, perchè servivano a pagare il soldo dei legionari. La zecca rimase in funzione per un secolo e mezzo, fino alla distruzione di Aquileia da parte degli Unni guidati da Attila nell’anno 452, regnante l’Imperatore Valentiniano III.

La serie delle monete coniate ad Aquileia in epoca romana permette di seguire in modo singolarmente preciso lo svolgersi degli eventi che caratterizzarono una delle fasi più importanti della storia imperiale, ed anche il rinnovato fervore di lotta fra il Cristianesimo e lo Stato Romano. Subito dopo i primi follis, dedicati al GENIO POPVLI ROMANI, l’importanza della riforma monetaria è messa in evidenza nella raffigurazione della SACRA MONETA AVGG ET CAESS NN. Più tardi assistiamo alla larghissima monetazione che, riprendendo le personificazioni care al mondo pagano, ci rappresenta il SOLI INVICTO COMITI, già raffigurato sulle monete di Gallieno, l’IOVI PROPVGNATORI che ricorda anche le monete di Adriano, MARTI PROPVGNATORI, personificazione cara a Costantino e che riporta a Caracalla.

Dopo l’Editto di Costantino, che concedeva la libertà di religione permettendo ai singoli di avere una propria coscienza nel giudicare le questioni di fede e privando l’Imperatore del supremo potere spirituale, l’autorità imperiale aveva percepito l’entità del pericolo ed aveva sentito che la migliore posizione da prendere di fronte al fatto compiuto era quella di assumere un contegno neutrale nelle questioni religiose. Di questa tendenza sono eloquente documento le monete che furono coniate dopo l’editto di Milano, dedicate essenzialmente all’Imperatore , all’Esercito ed alla Gloria militare.

È palese lo sforzo di far risaltare risolutamente, quasi anteponendolo al potere spirituale perduto, il potere supremo dell’Imperatore quale capo delle forze armate dello Stato, celebrando l’eroismo delle sue imprese e di quelle dei suoi soldati.


Sembra quasi che lo Stato, mediante quel sovrano mezzo di comunicazione che è la moneta, abbia voluto ammonire che l’integrità e la salvezza della res publica dipendono dalla forza delle armi e che il più grande tutore della grandezza dell’Impero, il CONSERVATOR VRBS SVAE, è l’Augusto, che troviamo ora raffigurato come RESTITVTOR, anche LIBERATOR REIPVBLICAE, TRIVMFATOR GENTIVM BARBARARVM, VICTOR OMNIVM GENTIVM, cui bisogna tributare la FIDES MILITVM e la VIRTVS EXERCIT, augurare FELICIA TEMPORA, VICTORIA e CONCORDIA AVGG NN, lodandone la VIRTVS e festeggiandone all’occasione il FELIX ADVENTVS nonchè il FELIX PROCESSVS.
Con il passare del tempo, però, il GAVDIVM POPVLI ROMANI e la GLORIA EXERCITVS con la conseguente GLORIA ROMANORVM non bastano più ad illuminare la FELICITAS PERPETVA legata alle VICTORIAE DD AVGG Q NN e sempre più si brama la FELIX TEMPORVM REPARATIO, la SECVRITAS REIPVBLICAE o, almeno, la SALVS REIPVBLICAE, ultima SPES ROMANORVM. (le iscrizioni sono tratte da monete di Aquileia romana).

Si ringrazia Roth37 per la gentile concessione delle foto e di parte dei testi.

Considerazioni su una rara moneta d’oro di Costantino coniata ad Aquileia

Nel 1990 apparve sul mercato numismatico una rara e interessante moneta di Costantino I, precisamente una frazione aurea da 1 1/2 scrupoli della Zecca di Aquileia.

D/ CONSTANTINVS P F AVG – busto laureato, corazzato e paludato a d., visto di spalle
R/ VICTORIBVS AVGG NN VOTIS – Vittoria alata seduta a destra presso una corazza, in atto di scrivere XX su uno scudo tenuto da un genietto alato
Sigla di zecca AQ; grammi 1,64, mm. 15

La moneta, indubbiamente autentica, non può dirsi inedita, perchè ne era già comparso un esemplare nella Collezione Mazzini; ma in pratica è come se fosse inedita, in quanto l’altro esemplare è stato del tutto ignorato dalla letteratura numismatica, e non è citato nè nel volume VII del R.I.C., nè in “Die Costantinische Goldpragung” di Maria R. Alfoldi. Pertanto è utile farne oggetto di un breve studio per contribuire forse a chiarire taluni aspetti della monetazione costantiniana e rettificare talune opinioni correnti.

Le leggende e le raffigurazioni del dritto e del rovescio corrispondono pressochè esattamente a quelle di un Aureo della zecca di Treviri. Nel D/ le differenze consistono nella legenda, che nell’Aureo è interrotta: CONSTANTI-NUS P F AVG mentre nel busto imperiale il quale nell’Aureo è raffigurato di fronte anzichè di spalle; nel R/ sullo scudo sul quale la Vittoria scrive X/XX anzichè semplicemente XX.

L’Aureo di Treviri fa parte di una emissione in nome di Costantino I siglata PTR, comprendente Aurei e frazioni da 1 1/2 scrupoli tutti caratterizzati dalla stessa legenda VICTORIBVS AVGG NN VOTIS.
Oltre a quello citato ora, conosciamo un secondo tipo di Aureo con al R/ la raffigurazione della Vittoria stante di fronte che tiene con ambo le mani un scudo su cui è scritto X/XX al quale si affianca una frazione da 1 1/2 scrupoli con gli stessi tipi.
In un terzo tipo d Aureo con al R/ la raffigurazione della Vittoria con corona e palma in quadriga di fronte, il numero dei voti, mancando lo scudo, è contenuto nella stessa legenda del R/: VICTORIBVS AVGG NN VOTIS X ET XX.
Pertanto sulla base del materiale evidentemente incompleto di cui siamo a conoscenza, possiamo ricostruire ipoteticamente questa emissione di Treviri come comprendente almeno tre tipi di Aurei, ciascuno dei quali coniato con due diverse effigie del D/ (testa nuda, e busto corazzato e paludato), e ciascuno accompagnato da una frazione da 1 1/2 scrupoli con gli stessi tipi.

La menzione dei vota decennalia soluta e vicennalia suscepta consente di datare agevolmente l’emissione, d’accordo con il RIC, all’anno dei decennali di Costantino (25 luglio 315 – 25 luglio 316).

La nostra moneta di Aquileia non può non essere contemporanea di quelle analoghe di Treviri; essa sarebbe quindi l’unico elemento pervenutoci di una emissione coniata ad Aquileia per il donativo del 25 luglio 315, emissione che probabilmente comprendeva Aurei e frazioni con gli stessi tipi di Treviri.

Dalla RIN 1997 – Società Numismatica Italiana

MarcoLe monete di Aquileia: zecca romana e patriarcale